Tibhirine, le lettere di Christian de Chergé

Ci è accordato il beneficio di leggere ben 74 lettere che il monaco Christian de Chergé, tra il 1974 e il 1995, in un crescendo di confidenza spirituale e di complicità teologica, indirizzò a Padre Maurice Borrmans, sacerdote della Società dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi) e tra i maggiori esperti e animatori del dialogo tra Cristiani e Musulmani. Nelle lettere dei primi anni si rivolge a lui come al suo ex-professore romano, nelle successive come all’amico fraterno e al prudente compagno di viaggio sulla via della solidarietà evangelica con i fratelli Musulmani. Christian “imbucò” gran parte delle lettere da Tibhirine, in Algeria, una località situata sulla catena montuosa dell’Atlante a circa 80 chilometri dalla capitale Algeri. La presenza a Tibhirine del monastero cistercense di Notre-Dame de l’Atlas, casa filiale del monastero di Aiguebelle (in Francia), risaliva al 1938 ed era continuata anche dopo la fine del regime coloniale grazie alla mobilitazione del Cardinale Léon-Etienne Duval, arcivescovo di Algeri negli anni della guerra di liberazione (1954-1962). Al termine del biennio di studi svolti a Roma, Christian si era ricongiunto alla comunità di Tibhirine nel luglio del 1974; la prima lettera porta la data del 22 settembre dello stesso anno, l’ultima quella del 14 dicembre del 1995. Non poté scriverne altre perché tre mesi dopo, nella notte tra 26 e il 27 marzo del 1996, insieme a sei confratelli di cui era priore, venne sequestrato e portato via dal GIA (Gruppo Islamico Armato – in gran parte composto da jihadisti addestrati in Afghanistan, Iran e Sudan) e il suo corpo e quelli dei confratelli vennero fatti ritrovare il 30 maggio (un comunicato del GIA datato 21 maggio aveva annunciato: «Abbiamo tagliato la gola ai sette monaci»).
Le lettere furono pubblicate per la prima volta dall’editrice Bayard due anni fa, nel 2015. La Urbaniana University Press le ripubblica tradotte in lingua italiana avvalendosi della curatela dello stesso Padre Maurice (il destinatario), aggiungendo in chiusura il Testamento spirituale di Christian e, in apertura, facendo seguire alla Testimonianza del Curatore il saggio Storia di un percorso di Robert de Chergé, fratello maggiore di Christian. [...] Sono stati necessari due decenni perché quei momenti di una tela di comunicazione del tutto privata, riservata e digressiva, assurgessero a ricca risorsa di riflessione per i molti altri impegnati nel discernimento della spiritualità dialogale tra religioni. A nessuno sfugge che la considerazione del guadagno di una tale scelta dovesse superare quella del rischio di equivocazioni, fraintendimenti e forzature. Lette nell’originale francese o in traduzione italiana, chiunque ora potrà interpretare il loro significato complessivo e i singoli contenuti oltre la “storicità” fattuale della colloquialità abituale tra due persone accomunate dall’interesse per la religiosità islamica. Può prevalere l’attitudine a rapportare significato e contenuti non solo al tragico ed ancora oscuro epilogo della comunità di Christian, ma anche all’odierno impeto delle sinistre tempeste del diffuso e divampante terrorismo islamico, motore di radicalizzazioni sociali, politiche e religiose a livello ormai globale e generalmente ricondotte nel cupo scenario dello “scontro armato tra civiltà e culture religiose”, peraltro assecondato anche da atteggiamenti di cieca ostilità di strati della cultura cattolica.

[Lettere a un amico fraterno, a cura di M. Borrmans, dalla Presentazione di L. Sileo]