Nel presente articolo, ad oltre cinquant’anni dal Monitum del Sant’Uffizio nei
confronti delle opere di Pierre Teilhard de Chardin (1962), si mostra come, anziché
di pericolose ambiguità e gravi errori, oggi si possa riconoscere che si
sia trattato di certe lacune e difficoltà. La progressiva riabilitazione implicita del
pensiero dell’A., dovuta ad interventi di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto
XVI, consente di rivalutare la prospettiva evolutiva come compatibile con la
fede cristiana. Aldilà degli aspetti problematici di alcune derive teologiche, esistono
fecondi sviluppi teologici (K. Rahner, M. Flick – Z. Alszeghy) che hanno
contribuito ad una recezione delle valide intuizioni teilhardiane anche in ambito
magisteriale (GS 5, CCC 310).