La soggettività si presenta come tema centrale del pensiero di Kierkegaard. L’intera speculazione del filosofo danese è tesa a decifrare l’uomo inteso come soggettività e a stabilire la sua posizione rispetto all’assoluto. La soggettività esistente è l’unico modo per appropriarsi della verità, compito e cammino che non possono esseri considerati compiuti finché l’esistente è nel divenire. La tensione tra il finito e l’infinito porta a cogliere il valore eterno della soggettività e allo stesso tempo a comprendere la sua assenza come disperazione e povertà interiore. Se l’ironia appare, in questa prospettiva, come una difesa e come una conquista della soggettività, l’angoscia e la disperazione sono configurati come i nemici della libertà in sé. È l’incontro con Cristo che ri-crea la soggettività. Per questo, lo sforzo, per quanto iniziato dal singolo individuo, si completa per mezzo della soggettività assoluta. Il punto fondamentale è: diventare soggettività esistenti. Ciò significa entrare nel circolo dell’amore assoluto, dove si arriva solo con il salto della fede, che nasce dall’incontro con il paradosso. Lo studio prosegue dialetticamente approfondendo sia il piano religioso che quello filosofico, tentando di restituire la figura di un pensatore interpretato spesso con schemi precostituiti.
Autori e Curatori
Ardian Ndreca è docente di Storia della Filosofia moderna presso la Pontificia Università Urbaniana, e ha diretto l’Istituto di Ricerca della non Credenza e delle Culture (I.S.A.) della medesima Università. Ha pubblicato per la UUP "Lessico di filosofia della storia" (2012).