Introducendo la sua Teologia dell’apostolo Paolo (1998), James D.G. Dunn
sostiene che, dopo la Teologia del Nuovo Testamento di R. Bultmann
(1953), non vi è stato più nulla che abbia presentato Paolo con adeguata
profondità. Non sono mancati studi settoriali o ricostruzioni dell’insieme
della vita e delle opere ma nessuno ha arrischiato omogenea e coerente veduta
d’insieme. «La mancanza di trattati sistematici di peso nell’ultimo
paio di generazioni trova, forse, la migliore spiegazione nel fatto che le
esposizioni della teologia di Paolo erano divenute prevedibili e scontate»
(Paideia, Brescia 1999, p. 33).