Èun’esperienza ben nota, in epoche di transizione e mutamento, la percezione
che principi, valori, scelte sembrano perdere significato in
rapporto all’esistenza e alle sue motivazioni. Si può condividere, in proposito,
l’uso della metafora di liquidità suggerita da Z. Bauman per interpretare
la contemporaneità. In essa pare smarrirsi o cambiare volto qualsiasi
modalità di vita, di incontri, di rapporti. O, meglio, tali modalità vengono
sperimentate come un gioco di connessioni, di reti, quasi a suggerire un’esistenza
che può connettersi e sconnettersi a richiesta e ad intervalli. E, probabilmente,
il linguaggio del Web sta convincendo molti che la realtà può
essere virtuale, come virtuali gli incontri, i legami, gli affetti. Se così appare
il quadro socio-culturale della contemporaneità, chiedersi quale possa
essere il contributo del messaggio cristiano è decisivo. Non tanto per dispensare
ricette pronte all’uso, quanto per ascoltare attese e difficoltà e condividere
itinerari che siano costruttivi di un’umanità all’altezza dei tempi.
L’evento sinodale sul tema della famiglia s’inserisce all’interno di processi
evidenti di trasformazione che toccano la condizione umana, determinando
l’organizzazione dei vissuti educativi, etici, economici e politici.
Per il semplice motivo che l’istituto famigliare ha una ricaduta non indifferente
sui significati dell’identità, sul cammino delle generazioni, sull’esperienza
dei legami e degli affetti. Il parlare di crisi deve superare la costatazione
sociologica, per ponderare il senso che oggi la famiglia può rivestire
nella ricerca di realizzazione e del bene comune. In definitiva, la
riflessione teologica, antropologica, pastorale è invitata a ridelineare il dono
e il compito che l’evento del matrimonio e la famiglia rappresentano.
Senza miopie rispetto alle difficoltà, alle soste, ai fallimenti che fanno lievitare
la delicatezza e la complessità del matrimonio e della famiglia.